Evidentemente avevano ragione i nostri padri latini: ‘repetitaiuvant’. Ossia, le cose ripetute servono a svegliare la pigrizia e fare breccia nella necessità di ascoltare le lamentele. E’ quello che facciamo normalmente: stimolare la capacità di critica della gente, e proporre soluzioni. Stavolta abbiamo avuto successo, magari dopo sei mesi di permanenza dei seggiolini ‘in situ’, ma tant’è. Il nostro gabbiano ci conferma, infatti, che i seggiolini (o le seggioline che dir si voglia, addolcendo il sostantivo!) sono sparite dalle strutture di Poggio Baccà. Ci chiediamo se anche quella infissa sopra l’architrave del salone sia stata portata via. Non è che quella sia stata meno invasiva delle altre, ma ci sarebbe piaciuto sapere – lo abbiamo già detto – che significato poteva avere, nel senso, sempre, dell’opera effimera che gli studenti del Landworks volevano dare ai loro lavori. Mah! Comunque tutto è bene quel che finisce bene. Non vogliamo essere tacciati di snobbismo o peggio ancora di denigratori della cultura altrui, ma francamente quelle opere ‘effimere’ erano davvero fuori luogo. Si puòdiscutere su tutto, si possono accettare tanti punti di vista e rispettare i punti di vista del contrario, ma per noi Caprera è già di per sé un’opera d’arte. Anzi una di quelle opere naturali così in equilibrio precario che ogni intromissione è non solo gratuita, ma quasi offensiva. Sta bene così, ogni intromissione è da evitare.Dunque ci fa piacere sottolineare che si è ridata visione alla Natura, così com’è, (anche se abbandonata dagli uomini). Il gabbiano dice che è stato l’Ente Parco ha provvedere del recupero. Ci compiaciamo anche di questo, dato che compito dell’Ente è la salvaguardia dell’ambiente. Speriamo che le famose seggioline, però, non siano state ammucchiate da qualche parte è magari possano riapparire da un giorno all’altro, in simile o peggiore visione di abbandono. Confidiamo nella buona volontà, altrimenti saremo di nuovo qui a esternare.
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