di Francesco Nardini –
Tre cifre mi paiono rilevanti in questa fine d’estate, lette su L’Unione Sarda del 4 settembre. Parlando della crisi del turismo in Egitto l’articolo riporta alcuni dati che vanno esaminati: il governo egiziano afferma che quest’anno, per le note vicende di politica interna, nelle stazioni turistiche del Mar Rosso (leggi Sharm El Sheikh, Hurgada, ecc) sono mancati all’appello un milione di turisti italiani. L’altra notizia è che lo stesso governo de Il Cairo sarebbe disposto a offrire una vacanza ad un euro per un weekend ‘lungo’ agli italiani che hanno disertato il Mar Rosso, perché, dice, vuol dimostrare che <>. Notizie che, quanto meno, ci imbarazzano. Un milione di italiani non sono andati in vacanza in Egitto? Se pensiamo che, in media, in tutta la costa Nord Est della Sardegna arrivano circa 1,3/1,5 milioni di visitatori l’anno, vuol dire che la Sardegna non è più competitiva a livello turistico. Infatti, e questa è la terza cifra, durante il secondo trimestre del 2013 gli addetti alla ricettività turistica sono passati da 27.568 (2012) a 24.788 (2013). Un calo del 10% esatto. C’è da credere che nel terzo trimestre – le cifre non sono ancora note, ovviamente – la tendenza sia stata rispettata, se non aumentata in peggio. Succederà, c’è da giurarlo, che queste cifre in grigio saranno giustificate da qualcuno – anche a casa nostra – con la solita tiritera dei costi esorbitanti dei trasporti da e per il Continente e per la (solita) storia della crisi. Perbacco, ma nel Mar Rosso – se non ci fosse stata la guerriglia urbana – ci sarebbero stati un milione di italiani (da notare che il governo egiziano dice che ‘sono mancati’ un milione di italiani, non che sono ‘in tutto’ un milione di turisti del Bel Paese. Probabilmente sono molti di più, di più di quelli che arrivano in Sardegna). Allora, al di là di ogni considerazione sul costo del traghettamento (è vero che è elevato, ma in Sardegna si viene in macchina, non in aereo. ‘Sta comodità la vogliamo pagare o no?) dobbiamo prepararci a fare qualche ‘nostra culpa’. Il turismo da noi è diventato esclusivamente un arraffa-arraffa, e nel dire questo, ahimé, devo tener presente proprio La Maddalena (ma la Costa non scherza mica!) a scapito purtroppo dei servizi e dell’ospitalità che, un tempo, era il fiore all’occhiello delle nostre genti. Fare turismo senza viabilità, senza parcheggi, senza servizi sulle spiagge, con campeggi indecenti, senza discoteche moderne (la discoteca c’è spesso in piazza con rumori eccessivi sino al mattino), senza spettacoli di rango, senza eventi, senza controllo dei prezzi, senza professionalità nella ristorazione, non è più possibile. Bisogna crescere – e tanto – in qualità. Con tutto il rispetto per chi fa il mazzo per preparare le varie sagre, i carnevali estivi, le mangiate di pesce e salsiccia, per chi organizza le bancarelle estive e i gazebo sul mare, un salto di qualità è ormai ineludibile. Pena l’arrivo sempre più massiccio di turismo-mortadella, che non accontenta nessuno, e offende la pazienza dei residenti. L’unica zona della Costa in cui la presenza turistica è aumentata è la Costa Smeralda (+8%, pare) che fa il paio con l’aumento degli arrivi all’aeroporto Costa Smeralda (egualmente un +8%), mentre pare che il traffico sulle motonavi sia calato di un 25/30%. Morale: la gente va in Egitto, spende un bel po’ di soldi in viaggi aereo, anziché venire in Sardegna in automobile. Chiede certamente una vacanza più umana, più libera, meno complicata anche pagandola di più? Che il turismo stia cambiando e vada in cerca di servizi di alta qualità? Secondo me sì. E secondo voi?.
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