Se il 23 febbraio 1793, Domenico Millelire con un manipolo di volontari non avesse messo in fuga la flotta repubblicana francese, comandata da Colonna Cesari con a bordo il luogotenete Napoleone Bonaparte, probabilmente oggi, sventolerebbe un altro tricolore, abbiamo sfiorato anche la possibilità di finire sotto il Regno Unito, infatti, pochi anni dopo, l’ammiraglio Oratio Nelson consigliava, questa Isola, dopo averla visitata per diverse volte con il suo Victory, ai reali d’Inghilterra. Le cose, però, sono andate diversamente, siamo rimasti, sotto il regno Sardo-Piemontese, per portarci sino ad oggi. Sventola, con orgoglio il nostro amato tricolore, però, per fare un esercizio di fantasia, sarebbe andata meglio o ci saremmo travati peggio, sotto altra bandiera? Difficile dirlo e difficile saperlo ma, considerando le cose che i nostri “cugini Corsi” hanno ottenuto dal Governo francese, dalla continuità territoriale, aerea e marittima, sin dagli anni sessanta, alla zona franca, alle agevolazioni fiscali, vien facile intuire che saremmo stati più fortunati, identico discorso per le isole sotto protettorato Britannico, agevolazioni fiscali, riconoscimento dell’insularità remota come priorità nei collegamenti nelle agevolazioni, negli sgravi di natura contributiva e sulle fiscalità, riconoscimento di una condizione di vita decisamente più sacrificata dal punto di vista geografico. Stando così le cose, sempre per un gioco di immaginazione, facile capire che il piatto della bilancia, oggi, pende decisamente a nostro svantaggio. Allora la nostra amata Patria, alla quale abbiamo donato, nei nostri duecento anni di fedeltà, l’intero territorio per scopi militari ed oggi lo facciamo per le sue bellezze, lasciandolo vergine e incontaminato, nel 70% della sua superficie, con un controllo totale, per mano dell’Ente Parco, poca attenzione e riconoscenza sta rivolgendo alla nostra collettività, sempre più abbandonata e dimenticata. Di continuità territoriale, se ne parla da anni, ma i fatti dimostrano il contrario, anzi abbiamo fatto, rispetto al passato, passi indietro, la precarietà dei collegamenti marittimi ne sono un esempio. La zona franca, parolone sviluppatosi, più per illusione che per convinzione, è stata solo superficialmente toccata, a livello politico centrale, certo risolverebbe moltissimi dei nostri problemi ma, proprio per questo motivo, al Governo conviene non parlarne. Sul riconoscimento dell’Insularità remota, la cultura politica italiana fatica ad attivare ragionamenti stile Inghilterra, la risposta la si può trovare quando, negli anni passati, i nostri “politicanti” , hanno commentato: la Sardegna, tutta, non è Sant’Elena, Isola sotto protettorato Inglese, sperduta nell’Atlantico, liquidando l’argomento con questa umiliante battuta. Allora, per pura e semplice provocazione, considerando la situazione in cui ci troviamo per il continuo disinteresse e abbandono da parte dello Stato (i lavori dimenticati del mancato G8, bonifiche incompiute nell’ex Arsenale), mentre il film La grande Bellezza di Sorrentino, vince meritatamente il premio Oscar e noi continuiamo a rimanere bloccati e paralizzati dalla Grande Truffa di cui lo Stato si è reso protagonista, potremmo pensare di cambiare, provocatoriamente, bandiera e nome. Il tricolore francese sovrapposto allo Union Jack britannico e rivolgerci a Santa Marie Madaleine o Mary Magdalene, per chiedere un miracolo…
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