L’illegalità è indifendibile. Ma c’è illegalità e illegalità. Forse che la persona che, spinta dai morsi della fame, ruba qualcosa da mangiare, non è nell’illegalità come chi compie un assassinio? Dal punto di vista giuridico le due cose sono identiche, ma anche il più sprovveduto dei giudici sarà costretto ad applicare una diversa misura della pena. D’altronde esiste l’articolo 133 del Codice Penale che analizza proprio questa particolarità dei delitti: “Gravità della pena; valutazione agli effetti del reato”. Ebbene al 1° comma l’articolo recita che la gravità del reato è desunta “dalla natura, dalla specie, dai mezzi, dall’oggetto, dal tempo, dal luogo e da ogni altra modalità d’azione”. Non possiamo non pensare che, nell’applicazione della pena, il procuratore di Tempio non possa tenere conto di questo dettato. O meglio, ne dovrebbe tener conto ora, che i nodi sono arrivati al pettine, che gli immobili sono nel mirino delle ruspe. Sabato pomeriggio, nel salone comunale, uno dei proprietari di case direttamente interessati alla procedura ci ha detto, a proposito delle 35 case in pericolo di “8/9 sono prime case, abitate da famiglie che hanno solamente quella casa e che purtroppo sono in condizione economica al momento disastrosa, nel senso che qualcheduno non ha neanche un lavoro, ma solo quel tetto sulla testa”, e poi ha aggiunto: “questo problema andava affrontato tanto tempo fa dal comune innanzitutto, anche perché questi abusi si stanno commettendo da decine di anni e non si doveva arrivare a questo punto. Siamo stati condannati dal lassismo dalle amministrazioni su questo grosso problema”. Dunque il punto focale del problema si sposta indietro. Come cittadini vorremmo conoscere il perché, il come e il quando questa situazione di lassismo è iniziata, e i danni che ha provocato a tutta la comunità. Ad esempio vorremmo sapere perché alcune persone certe cose le hanno potute fare e cert’altri no? Un’amministrazione seria dovrebbe innanzitutto tirare fuori gli scheletri dall’armadio e se qualcuno deve pagare, paghi chi ha le colpe. Possibile che siano sempre i più deboli a pagare, magari coloro che una casa (abusivamente) se la sono tirata su perché non avevano altra soluzione al problema-tetto? Che diremo ai figlioletti di quegli 8/9 (ma ce ne sono altri?) che, nella malaugurata ipotesi di abbattimento, resteranno senza un tetto? Hanno sbagliato i loro padri o i loro rappresentanti? Ai padri, forse, può essere addebitata una mancanza di rispetto delle regole, ma non certo quello di aver ricercato un’esistenza dignitosa per loro. E vorremmo dire ancora una cosa. Il Puc e il Piano del Parco dove sono? Del primo abbiamo perso le tracce, sin dal 2004, del secondo (forse) rivedremo le tracce nel momento in cui il consiglio direttivo del Parco sarà al completo, avrà spedito tutto agli organi superiore e avrà atteso i tempi biblici di una risposta. E doveva essere fatto entro sei mesi dall’istituzione dell’Ente!! E allora cari amici ‘abusivisti’ la cosa più logica da fare è cercare una via d’uscita, veloce e indolore. Io non saprei cosa dire e come dirigere le cose visto che – a quanto è dato sapere – gli sfratti sono ormai esecutivi. Forse solo una solida coscienza di comunità che oserà sbarrare la strada alle ruspe sarà risolutiva del caso. Con la razionalità, non con la violenza. Far capire che non sarà radere al suolo che si ripristinerà la normalità, ma realizzando dei piani di recupero veloci e razionali, sistemare e bonificare le zone compresse, far pagare ai contravventori la giusta sanzione amministrativa, creare infine dei piani di sviluppo urbanistico che impediscano il ripetersi degli abusi.
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