La Maddalena come Civitavecchia o Taranto? Non siamo tanto presuntuosi da metterci al pari con grande città in continuo sviluppo. Civitavecchia è al centro delle comunicazioni da e per la Sardegna, mentre Taranto con i problemi che ha a livello di occupazione (leggi ‘Ilva’) ha sicuramente bisogno di investimenti di grande valenza per continuare lo sviluppo di uno dei poli industriali più grandi d’Italia. E’ chiaro che il governo nazionale debba pensare e agire su queste coordinate. Ci sono 45 mila posti lavoro in ballo, mica patate. No, non ci vogliamo mettere a paragone. Crediamo però che qualcosa ci deve essere dato anche a noi, città di mare. Non abbiamo digerito il flop del G8 (credo che non lo digeriremo mai) con le sue ramificazioni di intrecci d’interesse a malaffare, ma non possiamo continuare a baloccarci sul ‘ciò che fu’. Pensiamo al futuro. Futuro secondo me vuol dire nautica e – anche – turismo, anzi direi che nautica e turismo possono andare ben d’accordo. Ma bisogna creare strutture, non aspettare che ci vengano paracadutate. Ad esempio, il rifacimento, ma con l’occhio lungo e vista al futuro, di tutto il fronte mare cittadino. Sarebbe un ottimo biglietto da visita. Sono anni che lo stiamo aspettando. Il sindaco Comiti ci chiese, in campagna elettorale, che occorreva bissare il mandato per portare a termine proprio quell’opera. Sarebbe stata avviata ad ottobre (2010, se non erro). Poi c’era/ci sarebbe il travel lift, strumento necessario per recuperare una parvenza di cantieristica navale. L’area di crisi … . Ma anche questo è ancora dentro una fumigante realtà futura di là da venire. Senza parlare dell’immenso patrimonio strutturale dell’ex Arsenale lasciato alla mercé della ruggine e dei corvi gracchianti. Abbiamo ‘occupato’, abbiamo sbraitato, abbiamo minacciato … . Soldi pochi, trasformazioni in atto nulla. Questa è la rinascita della nautica? Chiudiamo la pagina. Per il turismo di classe, peggio mi sento. Le cinque stelle sono affogate in una notte piena di nuvole. Le grandi navi da crociera sono state una pia illusione. Forse ci voleva la tragedia del ‘Concordia’ per ricordare a tanta gente che i sogni sono sogni e spariscono all’alba. Per ricevere navi come quelle ci vogliono strutture molto al di là di quelle che possediamo noi: almeno 10 m di fondale sotto molo, ad esempio, amplissime banchine, sicurezza e servizi portuali adeguati. Olbia docet. Esiste un solo luogo nell’Arcipelago, che io sappia, capace di tanto: la banchina dove attraccavano le navi officina della Us Navy a Santo Stefano. Ahi, ahi!. Quando la Us Navy voleva ricostruire tutta struttura portuale Nato (ricordate i 45 milioni di dollari di investimento – al cambio d’allora 39 milioni euro, le sei palazzine, ecc, ecc., altro che navi da crociera!) l’abbiamo stoppata arzigogolando su metri cubi in più e metri cubi in meno. Orrore, metri cubi sulle isole! E poi a stelle e strisce. Se li avessimo lasciati fare, forse avremmo ora a disposizione un porto strutturato per le navi da crociera, con spazi enormi, banchine adeguate, supermercati e ristori, e un paio di migliaia di turisti denarosi ogni tanto a spasso per La Maddalena, che sarebbero stati una manna. Ma abbiamo preferito di no. Abbiamo tirato dritto, come diceva il Duce, e la tragedia del Giglio ha chiuso anche questa partita.
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