Abbiamo deciso di riprendere un articolo di Roberto Zanchetta del 18 Ottobre 2012, che come molti altri la pensano come noi.
Di Roberto Zanchetta
Anche a noi, che un po’ di nautica e cantieristica ne mastichiamo, la scelta di realizzare un travel lift in località La Ricciolina, Cala Peticchia, appare alquanto dubbia e poco convincente.
Proviamo a fare un ragionamento: il travel lift è una struttura semovente che si muove su gomma, in ampi piazzali o capannoni dove sistemare le imbarcazioni alate e varate, all’interno di uno scalo formato da due binari o bracci in muratura, su cui si allunga il travel per il recupero dell’imbarcazione che viene cullata dalle sue potenti fasce. Affinché le imbarcazioni passano essere alate e varate, occorre, un grande piazzale adiacenti alla zona di lavoro del travel e un fondale marino idoneo e sufficiente per la navigazione. Condizioni queste, tutt’ora, inesistenti, nella zona individuata.
L’amministrazione annuncia che sono stati effettuati carotaggi per studiare il fondale, dalle analisi emerge che, in quel tratto di mare, sarà possibile raggiungere i tre metri e quaranta di profondità, misura senz’altro sufficiente per lavorare. Questo molto bene, allora occorre dragare? Nuove spese? no, i soldi ci sono, bene anche questo, intanto manca ancora il piazzale adiacente alla zona mare, dove il travel opererà. Ora qualcuno dice che, con un fondale di oltre tre metri, anche gli yacht da 25/30 metri possono essere alati e varati, vero ma, attenzione, uno Yacht da 25/30 metri con il Fly non passa sotto il ponte di Caprera e qua mi fermo.
Se si tiene, per comodità di ragionamento, in forte considerazione l’analisi dei carotaggi, quindi la possibilità di portare il fondale a quote importanti non si possono trascurare le indagini di mercato. La più recente, proprio in virtù della crisi economica detta: la nautica da diporto richiede una cantieristica organizzata, efficiente,
altamente professionale e attenzione, il più vicino possibile a porti e approdi.
La zona nord della nostra isola, lato dove verrebbe realizzato il travel, non ha porti e non si affaccia verso strutture portuali. Con il problema del ponte di Caprera, enunciato precedentemente, per le barche da 25/30 metri, tutta l’operazione andrebbe a complicarsi, occorrerebbe circumnavigare da est o da ovest Caprera o La Maddalena allontanando, dunque, il punto di assistenza, dalle zone portuali esistenti, tutte o quasi, nel versante sud dell’isola e nord della costa sarda.
Immaginiamo adesso di realizzare il Travel nell’ex Arsenale, dove esistono importanti banchinamenti e soprattutto, un immenso piazzale, invidiato dal mondo della cantieristica, civile, del mediterraneo, un polo nautico già pronto, oppure recuperare il sito di porto Palma per esempio, per garantire assistenza Travel, anche e soprattutto, ai porti della costa a noi vicina e attenzione, ripeto attenzione, iniziare una sana, seria, organizzata concorrenza a tutti quei cantieri che ad Olbia, per esempio, nell’ultimo decennio sono nati proprio in funzione di quei porti, guarda caso, più vicini a noi. Posti barca che a livello di cantieristica garantiscono, oggi, centinaia di posti di lavoro.
Un semplice elementare ragionamento, basato sul sistema portuale del territorio.
A La Maddalena, invece, che si fa? si sposta più a nord, allontanando dalla zona nevralgica, del movimento nautico (circa tre mila posti barca), il tanto atteso Travel Lift, dimezzando le vere potenzialità che, quell’ottimo progetto potrebbe produrre…………………………Rimaniamo basiti.
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