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PARCO NAZIONALE, E’ DOVEROSO CAMBIARE ROTTA.

Di Claudio TOLLIS

L’argomento è serio, e qualcuno deve iniziare nuovamente a proporlo nel dibattito politico locale.

Parliamo di Parco Nazionale. Iniziamo con il dire che un Parco così non serve di sicuro ai Maddalenini, che ne sopportano i vincoli da 30 anni , mentre è un dato di fatto che ne godano di più tutti gli altri. La vicenda del rispetto delle quote del 75% a favore dei residenti per le autorizzazioni commerciali grida ancora vendetta.  La situazione disastrosa circa il rispetto del divieto di pernottamento nelle acque dell’arcipelago è riscontrabile da chiunque voglia prendersi la briga di fare un giro in notturna nelle nostre acque. E’ evidente il danno per la nostra portualità e quindi per la nostra economia. Che dire poi dell’assalto indiscriminato al territorio, una follia totale, non comprendere che questa è la strada verso il disastro, vuol dire nascondere la testa sotto la sabbia. Non riusciamo nemmeno a copiare i comuni frontalieri, che lungimiranti determinano numeri chiusi in nome della sostenibilità delle loro spiagge e dei loro siti di pregio. E noi? Noi non riusciamo a mettere un freno alla abnorme pressione antropica e di imbarcazioni sul nostro ecosistema, sempre più fragile, convinti che questo porti chissà quale ricchezza, mentre porta solo la svalutazione di posti unici, che dovrebbero, invece, essere una conquista da godere per i pochi fortunati. Lo capiremo? Insomma vi è un elenco di cose che non vanno, che per pietà e per necessaria sintesi, evito di arricchire ulteriormente. Una considerazione su tutte, ma se non si riesce nemmeno a far nominare un Commissario, per gestire questa estate, ormai al capolinea, come pretendiamo di poter ancora far credere che questo parco sia utile per la nostra comunità. Con una Politica che pensa solo all’occupazione della poltrona (vale sia per il centrodestra, che per il centrosinistra) che si disinteressa totalmente delle sorti di questo territorio fragile da tutelare, non è normale che trascorso un anno dalla cessazione del precedente Direttivo, non si sia ancora provveduto, da parte del Ministro dell’Ambiente a trovare una guida politica per questo ente (Commissario o  Presidente che sia). Contiamo davvero poco come comunità, questo è il dato reale.  Quali soluzioni si stanno cercando? Prendere in mano la situazione vuol dire far sentire la voce di questa comunità e fare proposte concrete, questo deve fare la politica. E’ troppo parlarne in un Consiglio Comunale? E’ troppo farsi carico con un deliberato del Consiglio Comunale di chiedere l’istituzione dell’area marina protetta? Dico questo perché almeno avremmo immediatamente soddisfazione per le nostre attività economiche, essendo queste poi le uniche a poter esercitare all’interno della stessa (basta informarsi sul funzionamento delle altre aree marine vicine a noi). Insomma so bene che oggi è 19 Luglio e tutti devono cercare di massimizzare quel poco che riescono a prendere, nonostante i grandi flussi nel nostro arcipelago, ma bisogna iniziare a parlarne, a ragionare su che futuro vogliamo costruire, tenendo presente che il tema della sostenibilità è ormai imprescindibile.

L’argomento merita il contributo di tutti, ad iniziare dalla massima rappresentanza locale, che è il Consiglio Comunale, degli operatori del mare, delle Guide Ambientali, delle associazioni ambientaliste, delle Forze dell’Ordine deputate al controllo, e da ogni soggetto che possa dare un contributo fattivo per elaborare una piattaforma programmatica che sia vincolante per il prossimo Commissario, o Presidente e relativo Consiglio Direttivo che verrà. Il tempo dell’attesa è finito insieme alla pazienza dimostrata da questa collettività. Cambiare rotta non solo è possibile, ma arrivati a questo punto se si ha a cuore la sorte di questa comunità, è doveroso.

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