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OSPEDALE PAOLO MERLO. SIAMO ALLA FRUTTA.

Di Salvatore Abate.

Caro Antonello,

una destinazione turistica degna di questo nome, come è La Maddalena, ha necessità di strutture sanitarie adatte. L’ospedale Paolo Merlo, inaugurato nel 1970, malauguratamente, sta subendo un depotenziamento graduale, ma deciso. Un pezzo alla volta, e sempre dietro una giustificazione plausibile per chi progetta riforme sanitarie, che, in soldoni, significano tagli indiscriminati. Stanno smembrando l’ospedale. Pezzo dopo pezzo. Reparto dopo reparto. Ma qualcuno ci aveva creduto quando si rassicurava sul fatto che, essendo La Maddalena una “piccola isola”, sovrappopolata, per giunta durante la stagione estiva, le sue strutture sanitarie non sarebbero state toccate? L’ ospedale, operativo da più di cinquant’anni, non è più all’altezza. I maddalenini se lo stanno facendo sottrarre, questo servizio essenziale, da sotto il naso. Dal giorno in cui gli amministratori regionali hanno convinto gli amministratori locali che, per ragioni di economicità di gestione, non era più opportuno tenere in piedi un reparto di chirurgia attrezzato sono trascorsi quasi venti anni. Venti anni di cammino a passo di gambero. A La Maddalena c’è un punto di primo intervento, che funziona bene, e può assicurare il trattamento delle non urgenze e delle urgenze minori. Non delle urgenze più importanti e delle emergenze. Queste ultime devono essere sempre e senza eccezione alcuna indirizzate e condotte dal Sistema di soccorso territoriale afferente e da altri presidi attrezzati, secondo il principio di appropriatezza e non di prossimità territoriale. L’organizzazione dei punti di primo intervento è’ assicurata sia con risorse provenienti dal territorio, sia con i medici che operano nel reparti del presidio ospedaliero. Abbiamo sperimentato, di recente, in prima persona, quanto le disfunzioni, lamentate e lamentate dai pazienti, siano troppe e non più tollerabili.

Il reparto di radiologia, che dispone di strumenti all’avanguardia, a titolo di esempio, “opera” con disarmante lentezza, e soltanto grazie alla buona volontà degli specialisti in trasferta- La Maddalena è considerata una sede disagiata (sic!) e nessuno viene volentieri- gli esami sono svolti “una tantum”, i pazienti hanno difficoltà a prenotarsi per una radiografia, soprattutto da quando è stato sostituito il direttore del reparto. Il centro dialisi è tenuto aperto grazie al buon senso di un medico nefrologo originario dell’isola, il dottor Giorgio Chiarelli- in forza all’ospedale di Tempio. Egli, volontariamente, si reca uno o due giorni alla settimana a La Maddalena, per mettersi al servizio dei suoi concittadini. Anche per riservare le visite specialistiche si riscontrano delle difficoltà. È fortunato chi può aprire una scorciatoia. Non è corretto, ma tant’è…

 Tutti protestano, gridano. Arriva l’assessore regionale di turno dall’eloquio persuasivo, che li fa stare buoni, contando, con le belle parole, le panzane più grossolane. Magari, affiancato da qualcuno dei locali, a cui è convenuto passare dalla parte “nemica”. Regione burlona? Amministrazione comunale maddalenina ingenua? Boh… A volte si sono potuto evitare, per un soffio, le tragiche fatalità. Per un soffio, grazie alla coscienza professionale e al senso del dovere degli operatori.

 

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