LA MADDALENA: ISOLA NELL’ISOLA, UGUALE ISOLATI –
Sembra un’equazione matematica ma è la crudele realtà della condizione dell’isola, figlia di una politica sociale assente o incapace.
di Salvatore Faggiani –
La cronologia storica fa risalire il primo segno di vita nell’isola tra il II e IV secolo per il ritrovamento di tombe romane e oggetti dell’epoca. Il medioevo isolano è stato caratterizzato dalla notevole importanza dell’isola sia come punto strategico (lungo le rotte di esportazione e di importazione tra le isole della Sardegna e della Corsica), sia come luogo di interesse religioso. I secoli che vanno dal XVIII al XX collocano La Maddalena come punto di riferimento della storia nazionale e internazionale, basta citare alcuni dei personaggi o avvenimenti che hanno caratterizzato quegli anni: Domenico Millelire, Napoleone Bonaparte, Horacio Nelson, Giuseppe Garibaldi, Primo Longobardo, Benito Mussolini, l’insediamento della Base Logistica degli U.S.A. a Santo Stefano, il mancato G8. Oggi, anno 2013, analizzando la realtà della condizione dell’isola si può tranquillamente affermare, purtroppo, che l’alba del terzo millennio ci consegna un paese involuto in ogni sua sfaccettatura sociale. Infatti non possiamo certo affermare che La Maddalena va di pari passo con il cammino del cosiddetto progresso socio-economico-culturale. All’inizio degli anni sessanta l’acqua era somministrata a giorni alterni, si leggevano i quotidiani nazionali del giorno prima e i collegamenti marittimi con Palau terminavano alle ore 21.00. Però nell’isola erano presenti un punto Enel, Enpas, ufficio di collocamento e nel 1970 nasceva l’ospedale Paolo Merlo per molti anni fiore all’occhiello dell’isola. Oggi per qualsiasi necessità il cittadino maddalenino è costretto ad uscire da La Maddalena e se raffrontiamo le due epoche, tenendo conto delle diverse esigenze epocali e demografiche, possiamo affermare che eravamo al passo del progresso e di ogni processo cognitivo molto di più negli anni ‘60/70 che nell’attualità. Oggi viviamo una realtà involutiva a dir poco insopportabile e infausta. Sì infausta, perché dietro l’angolo questa realtà ci presenta situazioni ancora più gravi come la ventilata chiusura della Pretura e dell’Ospedale. Insomma si prospetta per gli indigeni una vita da CONFINATI. Allora posso affermare, con tristezza e amarezza in particolare per i nostri giovani, che chi ha conosciuto come me gli anni ‘60/70 con l’acqua a giorni alterni, la lettura dei quotidiani nazionali del giorno prima, l’ultima corsa marittima per Palau alle ore 21.00, i cinema Verdi, Arena Odeon e Cral Marina e la «piccola Parigi», ha vissuto una realtà isolana molto vicina al progresso di allora. Oggi l’isola, con una popolazione di circa 12.000 persone, non ha la possibilità di risolvere i problemi degli indigeni relativi all’acqua, all’Enel, al lavoro, ecc. perché non sono presenti in sede uffici alla bisogna, al contrario di 50 anni fa! E non è ancora finita!
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