L’alba del nuovo millennio ci aveva offerto un’isola allo sbando senza una guida vera e forte. Un deja-vu che torna, ma non consiste nell’erronea sensazione di aver già vissuto una stessa situazione, è un deja-vu reale!
di Salvatore Faggiani
Che tristezza! La speranza che il nuovo millennio portasse anche un piccolo spiraglio di risveglio o di rinascita della nostra Isola, col passare dei primi anni del XXI secolo ci accorgiamo che nulla è cambiato. In un articolo di Liberissimo.net del 2006 sul decadimento di La Maddalena scrivevo: «Forse, a stare bene attenti, non avevano poi tutti i torti coloro i quali identificavano il passaggio dal primo al secondo millennio nella fine del mondo. Mille e non più mille, recita un’antica credenza apocalittica sicuramente partorita da una delle tante oscure menti medioevali. Sarà vero? Macché. Il sole sorge ancora, il ponente soffia sempre, anche se in misura e intensità minori, sulla nostra isola. Eppure l’alba del nuovo millennio rischiara un’isola che, pur non esaurendo se stessa nel buco nero del nulla, si appresta ad essere talmente diversa, da quella vissuta fino a quel momento dai maddalenini, al punto da sembrare completamente nuova. Purtroppo, però, il senso della novità non sempre è positivo. Per un’isola che lentamente ma inesorabilmente sta morendo chi, come me, appartiene alla terza età, vive l’alba del nuovo millennio con tanta rabbia e rassegnazione per l’ignobile decadimento de La Maddalena. Un decadimento generalizzato, costante e vergognoso. Quello che avrebbe dovuto rappresentare il momento di svolta epocale per una reale bonifica dell’isola, ci si ritrova amaramente a dover prendere visione del solito pateracchio, molto simile ad un autentico aborto, degno di quel sistema tanto caro all’attuale politica i cui germi, probabilmente, portiamo nel DNA come eredità ricevuta in dono dai nostri antenati bizantini». Infatti ancora oggi viviamo questa realtà: spazzatura, detriti, quantità ingenti di plastica e ogni genere di materiali inquinanti dell’ambiente, cantieri aperti in molte strade e angoli del paese, disordine, sporcizia di ogni genere creata dall’inciviltà di individui sprezzanti e privi di rispetto per l’ambiente e le persone civili, e tanta, tanta, troppa anarchia e mancanza di vigilanza e controllo. Questo lo stato in cui versa attualmente La Maddalena. E’ rimasto solo il mare. Pulito e incontaminato grazie ai venti e alle correnti che, fortunatamente, salvaguardano e proteggono l’unica cosa bella rimasta del nostro Arcipelago! Tutti facciamo i ciechi, i sordi e, purtroppo, partecipiamo a questo ignobile scempio. La responsabilità è di tutti ma, indubbiamente, chi è preposto al governo e all’amministrazione del paese ne ha qualcuna in più e, cosa che più intristisce e sorprende, è l’assoluta mancanza di programmazione, di vigilanza, di controllo, di prevenzione e, perché no, anche di repressione! Repressione utilizzata solo per cose meramente lucrative! I controlli, la vigilanza e la prevenzione continua ad essere fatta da cittadini e associazioni volontarie come un “Arcipelago senza plastica” e il continuo, assiduo e costante impegno di Antonello Sagheddu sia come cittadino che come giornalista, spinto dall’infinito amore verso l’Isola. E il Parco dov’è? Cosa fa? Ah, è impegnato in opere di ripristino e salvaguardia della sabbia in alcune nostre spiagge con opere che avviliscono e abbruttiscono l’ambiente e la natura dell’Isola! Vigila che i maddalenini non mettano piede sulla spiaggia rosa di Budelli (ormai da 30 anni!) mentre lo permette ogni anno a turisti o VIP incuranti del divieto e sicuri di farla franca per mancanza di controlli e vigilanza e nel caso fossero colti in flagranza pagare 50 euro di sanzione amministrativa non sarebbe certo un danno gravoso! Che fare? Aspettare, come facciamo ormai da oltre venti anni. E, nell’attesa, dimenticare mai di guardare il cielo per giocare con le nuvole che passano, che si fermano, che vanno. Come sanno fare ancora i bambini. Non adeguiamoci, però, alla frase di Pascal: «Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci».
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