La Maddalena ha bisogno di un nuovo impianto sportivo. Se ne parla da anni e da anni si attende una risposta concreta. E’ la famosa cittadella sportiva, s’intende, che aveva da sorgere in zona Carone, più o meno laddove negli anni ‘70/’80 del secolo scorso i militari americani avevano attivato un ‘diamante’ per farsi le loro partite di baseball. Se non andiamo errati quella locazione era stata scelta ai tempi dell’amministrazione Birardi (1997/2002) ed era stato presentato un progetto organico con campi, campetti, attrezzature non solo per calcio ma anche per altri sport di gruppo. L’impianto del nuovo campo sportivo iniziò ad essere edificato solo agli inizi del 2009. Era allora assessore alle finanze, come oggi, Nicola Gallinaro (da cui si attendono chiarificazioni), che in fase di presentazione del progetto affermò che, forse, la prima partita di calcio sarebbe potuta essere stata disputata nel nuovo impianto verso il mese di maggio dello stesso anno. Sono passati cinque anni. In tutti questi anni l’impianto della Riccolina ha avuto un solo momento di fulgore: l’Ajax Camp, disputato nel giugno dello scorso anno e seguìto da tecnici del ‘lancieri’ di Amsterdam. I nostri ragazzini hanno potuto sognare per qualche giorno la mitica casacca di Cruijf, Krol, Neeskens, Resenbrink e company. Una pennellata di sport. Solo una pennellata. L’avete osservato bene com’è ridotto oggi? Come tutte le incompiute isolane il ‘nuovissimo’ campo Delfino presenta nelle poche strutture realizzate il marchio irridente dell’incuria: scalcinature nei muri, travi in legno già screpolate, supporti in ferro arrugginiti, eccetera, eccetera. Abbiamo già visto certe bellezze! Guardate i muri perimetrali. Sono intrise di scritte di writers che trovano lì terreno opimo per le loro bombolette. Guardate all’interno i locali igienici abbandonati al loro destino. Purtroppo il segno dell’incuria c’era già al tempo dell’Ajax Camp, supponiamo che adesso le cose sian peggiorate, e di parecchio. Dunque, morale della favola, cosa vogliamo fare? Si dice che noi operatori dell’informazione sovente non ci rendiamo conto delle difficoltà di chi amministra. Può essere, ma ormai la questione del Campo Delfino (lo chiamiamo così per semplicità. Ha già un nome?) è uno sconcio, a prescindere dai lacci della burocrazia, che stano facendo liquefare al sole e all’acqua i tanti soldi già spesi. Doveva sostituire il campo ‘Pietro Secci’ destinato ad altre attività, ma la vecchia ‘Fossa dei leoni’ impavidamente resiste com’ha resistito per tantissimi anni. Riuscirà il nuovo a fare altrettanto?.
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