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Incontro con la dottoressa Rina Pileri.

rina pileri“Vogliamo che le donne aderiscano alla nostra associazione che va a riallacciarsi a una struttura che interessa le donne. L’Ospedale e il punto nascite”. Con queste parole la dr.ssa Rina Pileri, ginecologa, olbiese, ma professionista all’ospedale Paolo Merlo, inizia a parlare dell’associazione che vuole fondare, anzi che ha già fondato anche se non è stata ancora ‘battezzata’. “Vorrei che il nome nascesse da un’idea femminile, dalle donne che ne faranno parte”. Per questo fra qualche tempo lei indirà una conferenza stampa per partecipare ufficialmente la nascita della nuova solidarietà al femminile. Non che gli uomini siano aborriti, tutt’altro, anzi, ma la dottoressa vorrebbe che a tratteggiare il futuro dell’Ospedale isolano sia la sensibilità femminile. Per La Maddalena, questa olbiese diventata maddalenina per amore, lei dice che almeno due cose debbono essere essenziali, la Saremar e il ‘Punto Nascite’ dell’Ospedale, tutto il resto è possibile partendo da questi due cardini fondamentali. Questo obbiettivo deve essere raggiunto e mantenuto “a tutti i costi”. Punto Nascita vuol dire amore e continuità della Vita. Quindi vuol dire anche riallacciare i contatti fra padri e figli, con i giovani, perché una maternità sana e sicura presiede ad una gioventù sana. Una maternità in difficoltà produce giovani insicuri. “La maternità è un rischio – conclude – e io il rischio lo conosco bene, avendo fatto partorire le mamme delle donne che oggi aiuto a partorire. Per questo ho in mente di creare qualcosa realizzata per donne che parlino alle donne dei problemi delle donne. Con sincerità e con verità”.
f.n.

Comunicato
I motivi per i quali è necessario mantenere funzionante il presidio ospedaliero di la Maddalena, e ,di questo presidio l’UNITA’ SEMPLICE DI OSTETRICIA, sono facilmente comprensibili a chi vive nell’ isola e quindi è abituato a convivere con le condizioni meteo avverse,quando queste si manifestano con forti venti ( recentemente 60 fino a 90 nodi) che battono, per giorni il tratto di mare che separa l’isola di La Maddalena dalla Sardegna.
Ma, come far capire questo a chi non vive l’Isola, a chi quindi, non conoscendo non ne può interpretare i disagi e i rischi,ma come allora…senza averne piena consapevolezza si può decidere il futuro della popolazione maddalenina. Sembra che,con leggerezza, anziché con rispetto, si voglia suggerire, condizionare, proporre uno stile di vita diverso da quello di sempre, sembra che si voglia proporre alle famiglie locali, alle coppie di giovani, alle donne in età fertile, di non procreare, di rinunciare al diritto all’assistenza in gravidanza e al parto.
Oggi tutto si può, viene chiesto a una popolazione di lasciarsi incanalare in una strettoia di tagli e di risparmi anche a costo di trascurare il “buon senso “che dovrebbe invece poter emergere quando si parla del diritto fondamentale della vita.
È’ successo, succede, che in pieno benessere e senza fattori di rischio noti, si possano verificare patologie ostetriche che sfociano nel volgere di pochi minuti in vere e proprie emergenze (vedi pubblicazioni dell’Istituto Superiore di Sanita’sulle emergenze ostetriche), non c’è tempo per i trasporti avventurosi, il tempo in questi casi e’ nemico della vita, non si può aspettare. I tempi medi di percorrenza col bel tempo fino ad Olbia sono di 90 – 120 minuti se non si è immersi nel traffico estivo.E’ nell’ ultima allerta meteo che si è verificata una emergenza sanitaria su giovane donna nel primo trimestre di gravidanza che a causa delle condizioni meteo marine proibitive ( nessun mezzo navale di notte ha affrontato l’attraversata verso Palau) si è’ potuta risolvere soltanto alle ore 6.00 con il primo viaggio del traghetto Saremar il cui comandante con grande spirito di sacrificio e senso del dovere ha reso alla comunità locale e a quella donna, quel servizio pubblico di garanzia, mai come in quel caso, vitale.
Questo è solo l’ultimo esempio ma, certo, fino alla prossima emergenza meteo, la richiesta alla ASL 2 ė di non privare l’isola di La Maddalena del suo centro nascita, ma di trasformarlo in un osservatorio per la nascita fisiologica, un centro DONNA che possa risolvere le emergenze e occuparsi delle criticità emergenti della vita femminile, come quelle legate alla ricostruzione mammaria post mastectomia e post quadrantectomia, un centro ospedaliero che possa quindi essere potenziato e messo a disposizione della donna con competenze dedicate, nella riservatezza che l’isola garantisce. Potenziamento, non chiusura di un centro gia’ esistente, funzionante, con poche criticità’ strutturali, razionalizzare, non chiudere una struttura costruita a spese dei contribuenti, anche maddalenini.
Ma sanità’ e trasporti cioè ospedale e Saremar sono strettamente legati, poiché il loro operato si embrica perfettamente e si esplica in attività’ quotidiane, con atti concreti a favore della comunità’ locale, senza applausi o sostegni speciali, ma uniti da quel “senso comune “che lega gli operatori pubblici che hanno I CITTADINI E I LORO BISOGNI come unico obiettivo. Lo stesso spirito di servizio accomuna gli operatori sanitari e li spinge a garantire la vita ai cittadini in difficoltà ‘ e i comandanti e gli equipaggi Saremar a condurre in sicurezza i pazienti verso le “vicine “strutture sanitarie della Sardegna.
La legge nazionale tutela le strutture sanitarie con i centri nascita delle piccole isole e, altre regioni come la Toscana hanno già fatto accordi con le strutture sovracomunali pur di tutelare la comunità residenti all’isola d’Elba, siamo impegnate per tradurre in un concreto progetto condiviso la proposta di un centro “donna” che sappia potenziare l’assistenza di genere rivolta al ” femminile”, ma prima di tutto tuteliamo la nascita. Non lasciamoci raccontare che gli studi e le statistiche consigliano la chiusura dei centri nascita con meno di 1000 parti, ma non parlano delle isole, certo, concordiamo che le equipes sono più addestrate alla gestione delle emergenze se queste si manifestano percentualmente più spesso ma, nell’insularità se la popolazione dovesse perdere la sua sala parto, di quali professionalità dovrebbe accontentarsi? Di quella dei medici di base? Del118? Della Cri? Del vicino di casa? Ci poniamo come associazioni donna il problema, perchè abbiamo vissuto il parto precipitoso e l’emergenza emorragica, le donne lo sanno cosa si rischia in gravidanza e al parto, lo sanno dalle loro madri dalle nonne e dalle altre donne, non c’è bisogno di scomodare i ministri, ma certo si aspettano di non restare sole. Durante le emergenze meteo, non si può usare l’elisoccorso e le motovedette non sono proponibili per farsi accompagnare fra le onde al vento in barella, poiché non può essere imbarcata l’ambulanza. E la notte? Di notti c’è n’è una al giorno e l’elicottero non vola. Quale soccorso dunque? Uno qualunque tanto sono donne? Purchè non costi? Anche se comprendiamo bene che chi vive sulla terra ferma e ha a disposizione le autostrade e le facili vicine soluzioni, più agevolmente può affrontare la percorrenza in breve tempo verso il migliore centro da scegliere fra i più prestigiosi. Non è così qui, qui non si può scegliere niente durante le mareggiate spinte dal ponente o dalla tramontana ma ci aspettiamo che la grande sensibilità e competenza dei politici lasci alle donne dell’isola almeno la loro Sala parto , quella dove hanno già partorito dove sanno d’essere accolte dalle loro ostetriche e dai sanitari dedicati al parto.
Che l’idea possa diventare …..che le cose pubbliche, che sono la garanzia dell’assistenza per tutti, in siti di straordinaria bellezza come l’isola in oggetto sono vero originalissimo valore aggiunto al patrimonio di tutti.
Se il problema fossero i costi, il traghetto costa meno dell’elisoccorso.
Se il problema fosse la sicurezza nel trasporto, il traghetto consente grazie alla sua stabilità di poter assistere le pazienti anche in ambulanza, la motovedetta della Guardia costiera, disponibile per le emergenze non può’ essere proposta nell’emergenza meteo per trasportare donne gravide con minaccia di parto pretermine o con problematiche emorragiche in atto e l’elicottero non viaggia di notte e comunque non con i venti da emergenza meteo a 60 – 90 nodi proprio quelli dell’altro giorno.

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