Ho sempre avuto l’idea che, per un commerciante, avere una quantità di clienti più ampia che visitano il suo esercizio commerciale è un vantaggio, e non il contrario. Più clienti entrano, più c’è possibilità di fare guadagni. Se poi si è cortesi e sufficientemente accoglienti può capitare che quei clienti che entrano un po’ titubanti potrebbero finire con il tornare. Il business si costruisce anche così. Mi sbagliavo. Le opinioni, oltre che essere personali, sono anche difficili da comprendere, così dobbiamo affermare che a La Maddalena il concetto del ‘più clienti più guadagno’ non è seguito. Debbo spiegarmi: presso due supermarket locali della medesima catena (evito di fare il nome per non pubblicizzarlo) sono in uso delle tesserine punti. Classico (e antico) sistema per attirare e non disperdere i clienti in modo da legarli al proprio punto vendita. E magari conquistarne altri. Formalmente la tesserina è personale, ma è ovvio che se il titolare non potesse andare, è padrone di cederlo a chi va a fare la spesa al suo posto. Si potrebbe favorire, con tale sistema, una doppia utilità: per il possessore della tesserina che vede aumentare la somma dei suoi punti in vista del premio finale, e per l’esercente che riceve soldi da un cliente che potremmo chiamare ‘invitato’ da altri a fare la spesa al suo posto e, magari, innamorarsi dell’esercizio. In genere nei rapporti negoziali il do ut des è pacificamente ammesso, anzi è alla base di milioni e milioni di transazioni commerciali. Non dappertutto, ahimè. Non a La Maddalena. La scorsa settimana io stesso ho mandato un mio amico a fare la spesa per mio conto e, ovviamente, gli ho chiesto di presentare la mia tesserina per l’aggiunta dei punti. E’ lapalissiano il fatto che per fare ciò il mio amico è dovuto recarsi a spendere in quel supermarket, non in altri. Al momento di pagare e di ricevere i punti della spesa eseguita dal mio mandatario è stata negata l’apposizione dei punti in quanto, alla richiesta della commessa per sapere di chi era la tesserina, lui ha onestamente risposto: “è del mio amico che mi ha pregato di fare la spesa a suo nome”, e gli è stato negato l’accredito. Risultato: il mio amico si è risentito e, quando mi ha portato la spesa a casa, mi ha notificato: “in quel supermarket non entrerò più, nemmeno per la mia spesa personale”. E altri supermarket a La Maddalena ce ne sono, vivaddio! Io stesso, dopo la figuraccia, sto pensando seriamente di evitare in futuro la spesa dal memento della copertura dei punti sulla tesserina. Al termine di questa storia mi chiedo: cui prodest? (a chi conviene?), e rispondo: può convenire a tutti meno che all’esercente. Spiluccando, o facendo spiluccare i suoi dipendenti su dettagli di pura inutilità, ha ottenuto solo di perdere, in futuro, un potenziale cliente (il quale, di norma, non frequenta quell’esercizio, ma, chissà, forse poteva essere conquistato!) In tempi di crisi (ma poi è davvero crisi? mi pare che, per qualcuno, la crisi sia solo un vocabolo) sputare sul piatto in cui si magia può essere molto, molto, deleterio. Ed ai lettori un implicito invito a soffermarsi su un punto almeno: è in questo modo che cerchiamo di ravvivare un economia in coma? E’ questa una buona pubblicità? Meditate gente, meditate!.
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