La chiusura, definitiva, del Club Med di Caprera, oltre alla comprensibile rabbia, sta risvegliando i sentimenti dei più nostalgici. Sono migliaia i maddalenini che, in cinquant’anni di attività del villaggio del tridente, vi hanno lavorato, stagionalmente e in maniera permanente. L’orgoglio isolano sta riaffiorando, seppur lentamente, in quest’ ultimo periodo e non soltanto a livello di comprensibile sfogo, purtroppo, sono troppe le cose che non funzionano e troppe le cose che si stanno incanalando in un alveo carico di contraddizioni e di incertezza. L’elenco spazia dalla drammatica, difficilmente e complessa situazione delle opere incompiute del mancato G8, alla vicenda inerente l’acquisto, criticato dalla collettività, dell’Isola di Budelli, dalle promesse non rispettate, alla chiusura definitiva del Club Med. Quest’ultimo è un nuovo e doloroso capitolo che ha fatto sussultare l’isola intera, dopo otto anni di tentativi e battaglie per la sua rimodulazione e il suo rilancio che, in questo lungo periodo, hanno visto da una parte la proprietà e dall’altra una Regione sempre più matrigna e distante dai problemi dei maddalenini, il Club degli Isolani è stato chiuso, restituendo quell’incantevole sito al demanio regionale. Nel 1954 l’allora Club Magique, rappresentava il fiore all’occhiello del nuovo business vacanze, dalla formula vincente nata nel periodo post bellico, La Maddalena ebbe, in questo mezzo secolo, una visibilità immensa, Caprera (invenzione di Triganò) rappresentava il mondo delle vacanze, organizzate, del tutto compreso. Oggi, che la collettività sta prendendo coscienza delle oggettive difficoltà e di un futuro, oramai, sempre più incerto, la domanda che, sistematicamente. ricorre è sempre la stessa: Che ne sarà di quel villaggio e di quel sito che ha segnato la storia del turismo a livello mondiale? La sua chiusura desta preoccupazione, la Regione assente in questi anni continua a tacere, l’Amministrazione Comunale, dopo sterili tentativi, ne esce sconfitta e con lei la collettività tutta, non vorremmo che in questo apparente momento di vuoto si insinuasse, come sta facendo da tempo, su altre situazioni, l’Ente Parco. Non crediamo ai fantasmi tantomeno solleviamo allarmismo ma, qualche uccellino comincia a cinguettare, strane e preoccupanti voci si aggirano attorno al problema, tante forse troppe, meno quella di più ampio respiro e più confortante, la riapertura del sito per scopi turistico ricettivi per creare nuovi posti di lavoro ed attivare quel processo, da tempo interrotto, del rilancio della nostra economia. Dopo l’acquisto, da parte dello Stato, dell’Isola della spiaggia Rosa, sarebbe preoccupante se la regione dovesse decidere di cedere il bene all’Ente di via Giulio Cesare. Se ciò dovesse verificarsi, sarebbe una ennesima sconfitta e un nuovo impedimento per la ripartenza e la crescita del nostro Arcipelago. Quel sito, storia e memoria del nostra realtà, cancellata in un sol istante, così come è avvenuto per l’ex Arsenale, rischia di scomparire definitivamente andando a perdere la sua naturale vocazione. Attenzione vigiliamo e meditiamo prima di vederci, ancora una volta, sconfitti perché, non dimentichiamolo, ci stanno sempre più circondando.
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