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Galleria Il dramma dei trasporti e l’indifferenza dei maddalenini

NAVE VECCHIAdi Francesco Nardini

L’avvocato Montella, qualche giorno fa a San Teodoro, ha espresso suo il ‘grido di dolore’ che si riversa dall’utenza alle parti politiche in merito alla continuità territoriale nelle isole minori della Sardegna. Ringraziamo l’amico Luca che si è premurato di ripetere in un consesso di alto livello le ragioni del malessere, nel caso, dei cittadini maddalenini e dei pendolari i quali ogni giorno, a partire dal prossimo 1° ottobre, dovranno misurasi con una situazione da cittadini di serie B, come si suol dire. Egli ha, in fatti, evidenziato “la mancata attuazione di un numero di corse sufficiente a garantire il collegamento con la terraferma nel periodo invernale nonché la stortura derivante dalla mancata applicazione di tariffe agevolate da e per La Maddalena come invece è stato fatto per Carloforte già da questa estate in via sperimentale”. Aggiungiamo il dramma di tanti lavoratori che saranno costretti a incrociare le braccia e fare sacrifici in famiglia. Una situazione davvero incresciosa che, comunque, è, in parte frutto, di una scarsa sapienza politica proprio di noi maddalenini. Mi spiego meglio. I miei due ‘reporter volanti’ in missione ferragostana nel Sulcis mi informarono come, da discorsi sentiti in quel di Carloforte, vennero a conoscenza che “i politici di Cagliari, sono quasi tutti in vacanza qui”, e li hanno anche visti alcuni. Sappiamo tutti, cari amici, come esistano almeno due cose che possono decidere le sorti di una vertenza politica: la buona tavola e l’amicizia con le belle donne (o degli uomini falchetti, se del caso). Tralasciando la seconda opzione – assai scivolosa di questi tempi – dirò che la prima ha un serio fondamento: davanti ad un buon pasto e ad una sana compagnia si diventa più arrendevoli. Bene, i politici di Sardegna a La Maddalena non vengono mai volentieri. Il presidente Cappellacci, se non erro, c’è venuto un paio di volte, tipo toccata e fuga, qualche altro con lo stesso stile e se si salva qualcuno quasi tutti gli altri hanno dato impressione di soffrire ‘Oh quanto è lontano ‘sto paese’. Naturalmente noi isolani, e qui sta il ‘vulnus’ politico, non abbiamo ancora capito che a Cagliari ci dobbiamo mandare un isulanu. Capitemi, se il politico di turno arriva qui una volta nella sua vita amministrativa può cogliere uno, due difficoltà sociali ma poi, ritornato a Casteddhu, sarà assediato da mille altri problemi, e sarà costretto a risolverli perché deve rendere conto alò proprio collegio elettorale. Uno di noi, invece, ci tornerebbe spessissimo, e si accorgerebbe delle magagne, ci sbatterebbe la faccia ogni volta, lo incontreremmo in piazza e dovremmo tiralo per la camicia per parlargli, difenderebbe il suo collegio. E ci difenderebbe di fronte alla terapia sudista, quella che, ad esempio, fa calmierare i prezzi sui traghetti per un viaggio di 9 chilometri, ma evita elegantemente di farlo per un percorso di 4 chilometri. Soluzione che puzza tanto di combine maureddina, e forse lo è, ma come facciamo a smascherarla se in viale Trento non abbiamo nessuno che ascolta e batte i pugni sul tavolo, o meglio ha altro per la testa che nostri problemi? La democrazia, checché se ne dica, è nei numeri. Noi non abbiamo numeri. Men che mai quelli che contano. L’amico Montella ha provato ad andare in Regione, non ce l’abbiamo mandato e il discorso deve farlo a San Teodoro, e quando sparirà la provincia Olbia-Tempio, non lo farà più nemmeno lì. Dispiace sapere che il servizio da e per Palau sarà scontato sulla nostra pelle, ma come recita il proverbio ‘l’occhio del padrone ingrassa il cavallo’: il cavallo sono le tratte sulcitane, l’occhio sta a Cagliari. A linea d’aria 90 chilometri. E noi, quassù a oltre 300, senza nessuno che ci faccia sponda, quante lettere dovremmo ancora spedire per essere presi in considerazione?.

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