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Galleria …i primi sono gli stessi tuoi concittadini.

abateUn amico di Tore
“Benito Mussolini visitò La Maddalena, un’ultima volta, nel 1942, poco più di un anno prima di essere sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo. Chi ricorda il discorso che pronunciò dal palazzo dell’ammiragliato, conferma di una frase a effetto, di una domanda secca, del duce, grondante di enfasi e di retorica littoria. Fuori luogo, data la piega che stavano assumendo gli eventi bellici.
Gridò Mussolini: “ A chi la Corsica?”. Gli isolani, in pieno accordo, risposero: “A noi!”.
La Corsica, terra in cui affondano le nostre radici, “a noi!”. Ma l’Arcipelago a chi? A chi vuole prenderselo?
No, così non andiamo davvero lontano. E qui non si tratta di sviluppare speculazioni dottrinarie assimilabili al razzismo tout court. E neppure di mettere in atto discriminazioni ai danni di chi non è isolano per “jus sanguinis” , per “jus soli” o, almeno, perché ha scelto l’Isola come “patria” di adozione. Si tratta di non farci bagnare il naso o, se l’immagina figurata sarà ancora più esplicativa, farsi mangiare la pastasciutta sopra la testa da nostri falsi estimatori, che si ricordano della nostra esistenza solo nella stagione del raccolto. Tra noi isolani, sovente, ci denigriamo e ci disistimiamo reciprocamente. Ci becchiamo come i polli di Renzo. Se qualcuno di noi, azzarda un movimento insolito, fa un passo in avanti, esclamiamo: “Altro che lui abbiamo visto, ma dove vuole andare”( in queste ultime settimane, questa frase si è sentita ripetere troppe volte). Salvo poi stendere il tappeto rosso a mezze calze, a millantatori di credito o a fanfaroni che ci propinano le loro balle, parlando con l’accento continentale, meglio se del nord d’Italia. Non crediamo che non esistano maddalenini, a La Maddalena o altrove, che non abbiano acquisito professionalità superiori e che possano dare un contributo alla rinascita della loro terra, dove pulsa il loro cuore, dove conservano i loro ricordi e i loro affetti”.
La parte virgolettata di quest’articolo è stato scritta dall’amico Tore Abate che ieri è partito per tornare al suo lavoro lontano da La Maddalena. Così continuiamo noi. Come tanti altri figli de La Maddalena, deve andare a guadarsi la pagnotta fuori casa. Come altri, e sono tanti. Qualcuno ha detto che i maddalenini ‘esuli’ per lavoro siano oltre 900 unità, su poco più di 11 mila abitanti (circa 8% ma, attenzione, sono tutti figli di quella generazione ‘invisibile’ che ha fra i trenta e i quaranta anni, ossia quelli che oggi avrebbero dovuto formare la classe dirigente isolana) e, tanto per stare nell’argomento, sono generalmente persone istruite. Il curriculum dell’amico Tore è, guarda caso, formidabile. Sono anni e anni che dirige reparti di alta competenza in complessi alberghieri e resort di mezza Europa e … anche in Africa. Perché è costretto ad andare a lavorare fuori? La sua professionalità sarebbe una garanzia inossidabile. Eppure … . Eppure qui gli hanno chiuso le porte in faccia, checché se ne dica. Con questa generazione ‘dell’ombra’ sta sparendo la nostra ‘intellighentsia’, le nostre possibilità per il futuro. Tutto a vantaggio di coloro che vengono a prendersi il nostro Arcipelago, i quali, senza alcuna contrapposizione professionale, finiranno per inserire negli ingranaggi di guida della comunità anche delle mezze calzette.

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