Centinaia di persone sono state informate sui 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nella serata di martedì 21 a San Pantaleo. A regnare purtroppo è stata la frustrazione dei nostri concittadini che pensano a questi solamente come strumenti politici e che non hanno a che fare con la gente comune. C’è voluta quasi una vera e propria opera di convincimento nei confronti delle persone a cui è stato consegnato il materiale informativo per far comprendere quanto la mancanza di applicare questo codice nella quotidianità comporti che non si riesca a trovare il giusto equilibrio nelle faccende più banali. In molti casi i volontari hanno riscontrato che le persone pensano che i Diritti Umani abbiano a che fare con terzo mondo, con le guerre e con si utilizzino per cercare di prevenire o arginare crimini di ampia portata. E’ stato necessario far ragionare queste persone su quante volte sia capitato ad ognuno di noi di non voler avere nulla a che fare con altri per questioni campanilistiche, quante volte abbiamo accusato qualcuno per un torto subito senza verificare che veramente ne fosse responsabile, quante volte futili litigi hanno portato a situazioni di cui ci ha dato notizia la cronaca. “I diritti umani devono essere resi una realtà non un sogno idealistico” disse il filosofo e umanitario L. Ron Hubbard. Per questo le attività, pur semplici nella loro esecuzione, come quelle che portano avanti i volontari di Uniti per i Diritti Umani, hanno valore: cercano di raggiungere quelle persone che non hanno mai avuto occasione di avvicinarsi a questo semplice ed efficace codice, fanno sentire il singolo cittadino responsabile nei confronti della collettività. I Diritti Umani sono di ogni singolo cittadino e se ci faremo portavoce di questo codice facendolo conoscere alle generazioni che si affacciano alla vita degli adulti, possiamo sperare in un futuro in cui il rispetto reciproco sia un valore più ampiamente riconosciuto.
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