L’altro giorno presso l’Oasi Serena si è tenuta un’assemblea pubblica sulla delicata questione del nostro punto nascita: la maternità infatti rischia la chiusura perchè la nostra struttura non raggiunge i mille parti annui. Una legge prevede questi grandi numeri che in Sardegna ben pochi ospedali raggiungono non considerando però la situazione del territorio che ci caratterizza: il dover trasferire una partoriente con tutti i tempi necessari da un nosocomio all’altro è già particolarmente rischioso tra gli ospedali di terraferma data la viabilità obsoleta, figuriamoci nella nostra situazione dove oltre ad una strada tortuosa per raggiungere Olbia, bisogna considerare venti minuti di navigazione oltre ovviamente, a stare agli orari dei traghetti: una doppia penalizzazione per le future madri che certo non possono subire questo forte stress. Oltre al fatto che di traghetti c’è n’è sempre meno (e con la Saremar al fallimento voluto dalla Regione!) e che in particolari condizioni meteo hanno difficoltà a coprire la tratta specie quella notturna. Di elicotteri poi neanche a parlarne, di notte e col vento forte non viaggiano. Insomma data l’insularità aumentano sensibilmente i rischi per le madri nei trasferimenti, rischi certamente superiori di quelli calcolati su percentuali al riguardo della manualità dei medici nelle strutture a bassa natalità. Ora che è tempo di elezioni chiunque si candidi e vinca porti avanti questa battaglia, la decisione spetta alla Regione, che Pigliaru e l’assessore alla sanità vengano presto a farci visita prima di dare un taglio netto, l’ennesimo, a un’isola già troppo maltrattata da chi sta comodamente seduto sulle poltrone cagliaritane.
Saluti E.L.
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