Tra qualche mese tornerà la primavera e con essa torneranno le elezioni: noi italiani, cittadini più ‘consultati’ del mondo, abituati all’appuntamento annuale con le urne, sembriamo piuttosto rassegnati e poco convinti che le nostre scelte possano cambiare le cose. E’ doveroso, anche se siamo lontani dalle elezioni regionali, e quindi in un periodo non sospetto, fare le giuste considerazioni prima di un appuntamento importante per la nostra regione. Noi sardi, stanchi delle continue crisi che si trascinano, tra alti e bassi, ad un ritmo esasperante, dobbiamo valutare l’incapacità, l’inefficienza dei nostri amministratori. Essi si sono dimostrati completamente assenti rispetto alle domande sociali della Sardegna, esprimendo il profondo disagio per una crisi istituzionale che, durata da diversi anni, non solo non ha dato risposte doverose e progetti strategici di sviluppo, ma ha mortificato le aspettative di tutti i sardi. “Le situazioni di disagio che si protraggono nel tempo diventano esasperazioni, gli obiettivi raggiungibili che si perdono nei tempi lunghi generano sconforto”. In questa situazione si trova il comparto del commercio, del turismo, tutto il settore della piccola e media impresa del terziario. Anche per noi le troppe promesse e pochi risultati concreti tendono a smorzare entusiasmi e prospettive. Esprimiamo un profondo rammarico per non avere visto ancora la volontà di perseguire strategie chiare e decise sulla strada del rilancio economico della Sardegna. Non possiamo nasconderci una realtà che tende ad emarginare la piccola imprenditoria, che pretende di governare i processi economici misurandoli sull’abito dei grandi gruppi che tutto assorbono senza lasciare spazio alla vitalità e al dinamismo di imprese a misura d’uomo. Inoltre non possiamo omettere di evidenziare come la classe politica regionale, per alcuni aspetti disponibile a comprendere i problemi e tentare di offrire soluzioni, si dimostri complessivamente sterile ed inadeguata per le scelte vitali del mondo del lavoro autonomo. A coloro che si proporranno alla guida del governo della Sardegna, la piccola e media impresa chiede di essere ascoltata 365 giorni all’anno e non solo nel breve intervallo di una campagna elettorale, per governare lo sviluppo dei nostri territori e dei nostri settori. Ci auguriamo di trovare orecchie attente e risposte concrete. Lo esige la drammaticità del momento che stanno vivendo le nostre aziende e quanti vi lavorano. Ancora una volta dovremo esprimere, con il dialogo e il confronto, la nostra maturità politica e sociale. Ma alla mancanza di risposte dovremo essere pronti a replicare con la più concreta e decisiva mobilitazione. Speriamo di riuscire a far capire a tutti che il tempo dei giochi e delle promesse è finito.
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