Oggi vanno di moda i cinghiali. La soluzione liberissimo l’aveva segnalata nel 2010.
Qualcuno aveva risposto ‘E’ compito del Sindaco’.
Ibridi di cinghiale nell’Arcipelago, il Presidente del Parco: «Serve un confronto concreto, e che ogni ente faccia la sua parte»
La questione dei cinghiali ibridi (cinghialexmaiale) sulle isole di La Maddalena e Caprera costituisce un’annosa problematica, purtroppo mai risolta definitivamente. L’introduzione, a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, di alcuni esemplari nell’isola di Caprera ha infatti determinato una serie di problemi di carattere ecologico e igienico-sanitario; dopo l’istituzione dell’Ente Parco, quindi quasi un ventennio dopo l’introduzione “clandestina” degli animali, tali criticità sono state affrontate attuando politiche di contenimento dei capi, ma l’elevata prolificità dell’animale, tipica dell’ibrido, ha costituito un elemento di diffusione ben più problematico e diffuso di quanto previsto, con la loro comparsa massiccia anche sull’isola di La Maddalena.
L’Ente Parco, nel quadro delle normative nazionali sull’argomento, è impegnato nel tentativo di porre un argine al proliferare di tali esemplari ibridi, scontrandosi spesso con atteggiamenti poco collaborativi e di nessun aiuto da parte di alcuni cittadini: innanzitutto perché chi ha immesso questi animali a Caprera lo ha fatto senza rendersi dei conto dei danni che avrebbe provocato in futuro e che oggi sono visibili agli occhi di tutti; in secondo luogo perché alcune persone, col pretesto della presenza di gatti abbandonati, hanno negli anni iniziato a lasciare cibo sull’isola di Caprera, fornendo così sostentamento ai cinghiali e non contribuendo in alcun modo alla risoluzione del problema, ma anzi spesso compromettendo l’azione del Parco e i risultati raggiunti negli anni passati.
Nel corso del 2011 l’Ente Parco, in accordo col Comune di La Maddalena, ha comunque avviato, alla presenza dei vari soggetti istituzionali coinvolti, un percorso che ha portato all’adozione di alcune linee guida, approvate dal Consiglio direttivo dell’Ente Parco unitamente a due regolamenti che disciplinano le modalità di cattura e di abbattimento. Tali documenti sono stati elaborati dai tecnici dell’Ente Parco sulla base di linee guida già esistenti in materia e sono quindi stati approvati senza alcuna osservazione sostanziale da parte del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA.
Spiega il Presidente del Parco Giuseppe Bonanno: «Com’è facile comprendere, l’argomento è indubbiamente spinoso e certamente di non agevole soluzione, ma per l’anno in corso l’Ente Parco, nonostante le limitate risorse a disposizione, ha ottime speranze di poter migliorare ulteriormente l’azione delle campagne di cattura che ha comunque permesso la cattura di circa 150 capi nei soli mesi estivi del 2014.
In ogni caso, l’Ente Parco non può che accogliere con piacere la richiesta del Sindaco di La Maddalena di attivare “un percorso istituzionale che consenta di addivenire all’eradicazione della specie nell’Arcipelago”, ma non può fare a meno di precisare che tale percorso, piuttosto che limitarsi ad uno scambio di note divulgate a mezzo stampa, dovrebbe concretamente includere una sostanziale interlocuzione tra i soggetti coinvolti.
Al riguardo vorrei rammentare che ai sensi della stessa Legge 394/1991 esiste un apposito organo consultivo e propositivo dell’Ente Parco, denominato “Comunità del Parco” e che lo stesso organo, del quale fanno parte anche il Sindaco di La Maddalena, si è riunito in due sole occasioni nell’arco degli ultimi sei anni, ed esclusivamente per finalità connesse alla nomina dei membri del Consiglio direttivo.
Un confronto concreto sta peraltro già da tempo avvenendo tra l’Ente Parco e ISPRA per ottenere possibili deroghe rispetto alle stesse linee guida dell’ISPRA, le quali, oltre che essere citate dal Sindaco, dovrebbero essere comprese nella loro interezza e adattate alla realtà del territorio; è infatti noto che attualmente le regole imposte da tale disciplinare rendono vano qualsiasi intervento con caccia selettori e, quindi, limitano le opzioni che possano essere valutate per “l’individuazione di una strategia per una soluzione incisiva e duratura”.
Vale la pena rammentare, inoltre, che una delle principali criticità connesse alla possibilità di eradicazione degli ibridi cinghialexmaiale è relativa alla persistere della presenza, sul territorio comunale di La Maddalena, di oltre 26 punti di alimentazione dei numerosissimi felini abbandonati, che oltre a incidere negativamente sul decoro urbano e l’igiene determinano, soprattutto nei siti più sensibili, un rischio per la biodiversità, e costituiscono anche sostentamento per quegli stessi animali che lo stesso Sindaco di La Maddalena – posizione certamente condivisa da chi parla – ritiene opportuno eradicare. Purtroppo, poiché i siti di ricovero di tali animali, negli anni scorsi individuati e censiti dallo stesso Ente Parco grazie ad una convenzione con la sezione locale dell’Enpa, non risultano essere stati sinora riconosciuti dall’amministrazione comunale di La Maddalena, non è possibile giungere ad una definizione, così come stabilito dalla legge, di “colonie feline”. Le azioni e gli investimenti comunque promossi dal Parco negli ultimi anni, come la sterilizzazione di molti gatti liberi, evidenziano in modo lampante la volontà dell’Ente di individuare una soluzione del problema, nella consapevolezza da un lato di quanto la presenza di questi animali intervenga nell’equilibrio ecologico dell’isola e nella tutela della fauna selvatica presente.
Manifesto, in conclusione, la più ampia disponibilità al confronto sull’argomento; nella prospettiva di cui sopra riterrei utile l’emissione da parte del Sindaco di La Maddalena di appositi provvedimenti che siano finalizzati all’implementazione delle attività di controllo nei confronti dei cittadini che, come correttamente lo stesso Sindaco fa notare con riferimento al passato, potrebbero continuare ad introdurre “clandestinamente” animali, ovvero a fornire loro, come sta tuttora avvenendo, il cibo necessario al sostentamento, con la scusa di provvedere all’alimentazione delle colonie esistenti.»
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