Caro Antonello,
ti ringrazio due volte. Per avermi dato l’opportunità di partecipare a una delle tante iniziative, con fini nobili, che organizzi a favore di questa nostra comunità un poco distratta e troppo tollerante. E, poi, per avere permesso di esaudire il desiderio di una persona a me cara che non ha avuto occasione, prima di quella fornitale da te e dall’associazione “Arcipelago senza plastica”, di meravigliarsi per tutto ciò che di grandioso, di incantevole e di prezioso il Creatore ha offerto a noi isolani.
Possiamo ritenerci fortunati perché viviamo in una luogo di incomparabile bellezza: ce lo siamo detti un’infinità di volte e non è il caso di ripeterlo. Ne siamo consapevoli noi residenti, e ne sono consapevoli gli ospiti, sempre più numerosi che, via terra o via mare ci raggiungono. Le risorse naturali non sono eterne. Di conseguenza è necessario che arrivi in soccorso l’uomo, per amministrarle nella maniera più intelligente e più oculata possibile. Dal 1994, l’arcipelago della Maddalena è un parco marino e terrestre. Purtroppo, non è stato agevole fare maturare fra i residenti, ma anche fra i frequentatori abituali o fra gli ospiti occasionali, in tutti questi anni, una consapevolezza nuova, diversa. Parco significa, innanzitutto, rispetto accentuato per la terra che ti ospita, sia tu un indigeno o un turista. La giornata dedicata all’ambiente e all’ecologia, trascorsa in allegria, fra persone di ogni estrazione e cultura, gente di mare e marinai di acqua dolce come il sottoscritto, è stata un successo. Sono state raccolte quattro tonnellate di plastica, di ferro, di detriti e di rifiuti di ogni sorta. Un successo: proprio qui, a mio avviso sta il punto. Io dico che, se avessimo trovato le coste e l’entroterra di Santa Maria, di Budelli, di Razzoli, di Spargi e i fondali marini immacolati, il nostro animo di ambientalisti della domenica- parlo per me- sarebbe stato ancor di più splendente, sinceramente. Infatti, avremmo constatato che nessun turista aveva abbandonato i resti del pranzo a sacco, voglio dire le buste o le bottiglie di plastica, che da nessun natane erano stati gettati a mare rifiuti inquinanti e dannosi per la fauna e la flora marina, e via discorrendo. Il parco è principalmente un fatto culturale, La Maddalena è un polo di attrazione trasformatosi, con il tempo, nel giardino ben curato degli insediamenti regolari, moltiplicatisi, in mezzo secolo, sulla costa dirimpettaia. Tuttavia, non arriva mai l’ora di tirare le somme e il passaggio full immersion nella Polinesia fatta in casa è, oggi più che mai, garantito a titolo gratuito. Si pensi solo a quello che avviene, in termini di affluenza di imbarcazioni di ogni ordine e di ogni stazza, ogni estate, nello specchio acqueo del Porto della Madonna, o alla pressione antropica intollerabile nei litorali delle isole minori. Nelle operazioni ecologiche, “Arcipelago senza plastica” coinvolge anche enti istituzionali, come il Comune, l’Ente Parco, la Guardia Costiera, la Finanza, i Carabinieri… e alcuni imprenditori privati come i ristoratori, gli albergatori o gli armatori delle barche che trasportano i turisti sulle isole minori. È apprezzabile lo sforzo che viene compiuto, da parte di tutti- anche da parte di coloro che svolgono attività di servizio a beneficio degli ospiti estivi- per invertire la tendenza a non rispettare, quanto merita, l’ambiente. Forse, tutto questo sforzo non basta, da ciò che abbiamo constatato la lezione tarda a essere recepita. L’arcipelago merita la tutela ambientale stabilità per legge. Ma, l’Ente parco, che la maggioranza dei cittadini considera ancora una sorta di corpo estraneo, deve prendere in mano la situazione in maniera decisa, determinare alla formazione di una coscienza ambientalista, essere presente ovunque, nel territorio protetto: vi è da dire, a onore del vero, che in questi ultimissimi temi, l’intervento dell’Ente è più costante, rispetto ai periodi passati. Il Comune, dal canto suo, deve essere incalzante nella propria campagna mirata a insegnare ai turisti che questi luoghi meritano il massimo rispetto e che alcuni beni di cui fruiscono, purtroppo, non sono rinnovabili. Se desideriamo menare vanto ancora a lungo per la fortuna di vivere l’unicità dell’arcipelago, e accogliere il maggiore numero possibile, e tollerabile, di visitatori, dobbiamo, a mio modesto avviso, seguire il cammino intrapreso, ma a passo assolutamente più spedito,
un abbraccio fraterno,
Salvatore Abate
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