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Galleria Una volta ci chiamavano la ‘Piccola Parigi’.

PANORAMA PORTO  LA MADDALENA

Di Roberto Zanchetta

Simpaticamente un amico due sere fa, su Facebook, ha postato questa frase: una volta la nostra Isola veniva chiamata la Piccola Parigi, oggi come bisognerebbe chiamarla? Sembra una battuta stupida, semplice, innocente, gettata su Fb giusto per riderci sopra, invece no, non è così, anzi è una riflessione molto appropriata e saggia. Dove è finita la nostra amata Isola? Che fine ha fatto la sua storia, che fine hanno fatto le proiezioni mirate ad un futuro che, solo pochi anni fa, sembrava sorriderci, che fine hanno fatto tutte le più ambiziose aspettative?
Anche la speranza, la tenacia e la determinazione hanno abbandonato i più incalliti ottimisti isolani, il futuro osservando il territorio e analizzando la quotidianità, appare difficile e incerto. La nostra realtà fatta di insicurezza, priva dei contenuti più elementari, assente nella programmazione, ci proietta verso un domani sempre più incerto. La Piccola Parigi, purtroppo, non c’è più (ma questo da anni, oramai), le più rosee aspettative sono state disattese, siamo stati ingannati da tutti e su tutti i fronti, lo Stato dalle promesse è passato alle pugnalate, la Regione dai proclami di rilancio è passata alla recessione, l’Amministrazione locale da tempo non intravvede la luce in fondo al tunnel, l’Ente Parco continua a gestire il territorio come la botteguccia di casa, utilizzata per soddisfare le esigenze di familiari e amici. Povera la nostra Piccola Parigi, sempre più dimenticata e abbandonata, non si può continuare a credere alle promesse, continuare a credere alla risalita, oramai prossima, così come non si può continuare a raccontare la favola della, vicinissima, rinascita, oggi constatiamo, amaramente, di essere stati ingannati, gabbati. Purtroppo di tutto ciò che, abilmente, ci era stato prospettato, nulla è stato realizzato, mentre altre realtà, a noi vicine, lentamente riprendono la strada della speranza, dopo l’interminabile e difficile crisi, siamo costretti a constatare che i nostri passi verso la risalita registrano ritmi impercettibili. Non nascondiamocelo, siamo fermi e immobili, passivi e inermi, silenti e apatici, occorrerà iniziare a rimboccarci, seriamente, le maniche e tutti insieme partecipare per costruire, tassello dopo tassello, la risalita, affidandoci e confidando, come è giusto fare in questi momenti, alle competenze, alle conoscenze e alle capacità di persone esperte e animate dal vero e unico spirito, il bene della collettività. Basta belare, proviamo a ruggire, se ci riusciamo, per il bene della nostra “Piccola Parigi”.

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