E così è arrivato il Natale 2013, tra una settimana daremo il ben venuto al Nuovo Anno. Ci auguriamo porti buone nuove, ne abbiamo, veramente, bisogno. Stiamo per lasciarci alle spella dodici mesi “orribilis”, ricchi, pieni, carichi di difficoltà, di dolori, di sofferenze e di mancate aspettative. Proprio le aspettative, quelle che più hanno deluso, verranno trasferite, con la speranza si possano, almeno in parte, realizzare, ai prossimi trecentosessantacinque giorni. Quante cose, oggi con amarezza, buttiamo oltre il trentuno-dodici-duemilatredici, augurandoci e sperando che, con più impegno, qualcuno cerchi di realizzarle e magari riuscirvi. Non stiamo qui, in questo momento, a ripetere il lungo elenco, lo abbiamo fatto, decine e decine di volte, senza mai ricevere convincenti risposte. Adesso, con serena riflessione, chiediamo che, almeno in parte, quel lungo elenco venga scremato. Sappiamo che, purtroppo, non sarà facile ma, provando a cambiare la strategia, forse vi si potrebbe riuscire. Se il collo di bottiglia si presenta troppo stretto, per far filtrare l’enormità delle cose da realizzare, non potendolo allargare, sarebbe più opportuno ridurre le ambizioni e dedicarsi alla soluzione, uno per volta, dei singoli problemi, iniziando da quelli più urgenti, vitali e fondamentali per il rilancio della nostra economia. E’ ben noto che troppa carne al fuoco, corre il rischio di non cuocersi o peggio ancora di bruciarsi. Nella speranza che, proprio questo, non sia accaduto, rimandiamo al nuovo anno le nostre aspettative, con la consapevolezza che, tristemente, un altro anno sta per dirci addio e il nuovo si presenterà aggravato da rinnovate problematiche. Si riuscirà, nel 2014, a raggiungere qualche risultato o si dovrà aspettare il 2015?
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