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Galleria Noi maddalenini caprera la preferiamo com’era prima

4 novembre 2013Di Francesco Nardini –

La serata non era delle migliori: minacciava pioggia, e pioggia è stata, ma alla fine dell’escursione. Siamo andati, foto e cineprese alla mano, a visitare la caserma di Poggio Baccà. Uno dei siti più panoramici di Caprera. Dopo sei mesi da quando gli studenti della Landworks si sono sbizzarriti a segnare l’ambiente dell’isola garibaldina con le loro imbarazzanti opere ‘d’arte effimera’ (che, poi, effimera vuol dire: provvisoria, fugace, di breve durata e invece tutto è ancora lì). Tutto fermo, in attesa non si sa di che cosa. Che ritornino gli amabili studenti a riprendersele? Per la verità qualche seggiolina è sparita. Quella inchiavardata nella roccia, ad esempio , ma le altre resistono perché sono state saldate con il cemento dalle mura, oppure fissate, con dei solidi grapponi tipo ‘fischer’, addirittura all’interno dell’opera. Sopra la porta del salone (vedi foto) ad esempio.amianto Altre seggioline sono state buttate fra le frasche, altre sono state abbandonate all’interno dei cameroni semidistrutti. E’ vero che lo stato di abbandono dell’ex caserme grida vendetta, ma quelle seggioline rosso-sparato fissate ai muri sono una visione inqualificabile. Siamo tuttora curiosi di sapere cosa vogliono significare? Il presidente del Parco e il Direttore avrebbero dovuto spiegarcelo, almeno loro, che sovraintendono al rispetto del territorio. Già a maggio quando la squadra dei ‘guastatori Landworks’ aveva agito ci sembrava tutto una mascherata, un applicazione risibile dello spirito goliardico. Ora non più, ora, viste da vicino e toccate, quelle opere ‘effimere’ ci sembrano addirittura un nulla senza né ‘se’ né ‘ma’.DSC_0111 Inutilità gratuita in sé. Dopo il chiasso dello scorso giugno pensavamo che l’amministrazione, il Parco, o chi altro di competenza, avesse avuto la buona creanza di togliere le ‘effimere’ e restituire all’ambiente la sua apparenza la quale, volente o nolente, è quella naturale, forse anarchica ormai, ma naturale. Invece tutto è ancora così. Cosa aspettiamo? Signor Bonanno, signor Comiti, signor Cappellacci, siamo tentati di pensare che i vostri cervelli siano in altre eccelse faccende affaccendate e che la visita di ‘Striscia la Notizia’ sia stata una rompitura, niente di più. Noi non la pensiamo così, e vorremmo che voi possiate smentirvi. Non è così, vero? Quelle seggioline (e magari anche le erbe e le barche ‘impiccate’ di Porto Palma) sono ancora lì perché si tratta solo d’una banale dimenticanza. Saremmo soddisfatti se ci acconsentirete su questo punto. In tal caso penseremo che anche il raid di Cristian Cocco sia stato un incidente non voluto.DSC_0119 Ma va là, i manovratori hanno da manovrare e, talvolta, dimenticano le piccole cose. Debbono pensare ad altro. Dopo sei mesi di disattenzione, però, Cocco ha risollevato un problema che ci tocca tutti, se è vero com’è vero che sradicare un piantina all’interno del territorio del Parco si possono passare dei guai. Ma guai per chi? Per chi non è accreditato da questa o da quell’organizzazione – ce ne sono migliaia in Italia e in Europa – che raccolgono soldi per poi sperperali in operazioni di scarsa o nulla rilevanza culturale, economica e sociale? Gli amici degli amici, quelli che possono dare visibilità raccontando le stramberie più varie? Smentiteci, perché e n’eravamo accorti da tempo, ma speravamo che … . E non divaghiamo, per favore, abbiamo tutti i comunicati stampa, le foto, ecc ecc. Un consigliere d’opposizione ha specificato che le autorizzazioni alla sistemazione delle ‘opere effimere’ sono state concesse dalla Regione, accettate da Parco e Comune, e ora ci vuole una richiesta alla Regione Sardegna per eliminare lo sconcio. Bene, che sia fatto, e presto. Noi maddalenini Caprera la preferiamo così, com’era prima. Magari al posto delle seggioline, dello scavicciu e delle barche appese sarebbe più opportuno riqualificare gli ambienti per farne dei ristoranti, degli alberghi diffusi, degli agriturismo per far rifiatare un po’ questa povera comunità in pericoloso declino economico. Ma questa è un’altra storia.

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